Stagione teatrale 2019

 

 

lunedì 30 luglio

Enzo Iacchetti e Pino Quartullo
HOLLYWOOD BURGER

 

 

 

Biglietti

Platea intero 23 euro | ridotto 21 euro
Gradinata intero 18 euro | ridotto 16 euro

Prezzi al netto dei diritti di prevendita
Riduzione valida per spettatori under 18 e over 65

HOLLYWOOD BURGER
Enzo Iacchetti e Pino Quartullo

con Fausto Caroli

di Roberto Cavosi

scene e costumi Andrea Stanisci
regia Pino Quartullo

Produzione La Contrada Teatro Stabile di Trieste

Quanti possono dire di aver raggiunto le mete che si erano prefissati all’inizio della propria vita? Quanti possono essere pienamente soddisfatti per aver realizzato il proprio sogno?
In una mensa per artisti negli Studios ad Hol- lywood, due attori mitomani, assolutamente alla deriva ma tenacemente aggrappati al sogno del cinema, se ne dicono e ne fanno di tutti i colori; si passano e spalmano sui loro hamburger senape, maionese, ketchup, con un fare convulso e ingor- do come la loro voglia di far parte, in un modo o nell’altro, della magia di Hollywood.
Un inserviente li tratta come fossero intralci, inutili ingombri, ma Leon e Burt non smettono di fare a gara con le loro disgrazie e disavventure. Snocciolano aneddoti con Stanley, Jack, Robert, Francis, Al, Ridley, Meryl, Giulia: sono classici “name-dropper”(quelli che“sgocciolano”i nomi dei personaggi più famosi come fossero intimi amici). Forse sono anche bravi attori ma il destino si è accanito contro di loro; sono due tipiche vitti- me del sistema hollywoodiano; allo stesso tempo così “teneri” da farci innamorare di loro: troppo indifesi per una jungla come Hollywood. Ed è in questa jungla che Leon e Burt ci conducono per mano raccontandoci la loro vita attraverso i loro film. Leon che poteva essere il protagonista di 2001Odissea nello spazio, il capolavoro di Stanley Kubrick, ma totalmente nascosto in un travesti- mento da scimmia. Burt Bart che prende parte a molti film di successo, ma il suo ruolo (dal killer omosessuale ne Il Padrino al vampiro postino in Dracula, passando per l’accordatore del pianoforte di Sam in Casablanca, e persino per il venditore di preservativi ai dodici Apostoli) viene sempre irrimediabilmente tagliato in fase di montaggio. E così quei film“mancati”, famosissimi, mitici, in cui hanno lavorato senza poter essere riconoscibili o da cui sono stati poi fatti fuori, diventano per noi un viaggio nei ricordi, una parte della nostra esi- stenza, una sezione della nostra stessa identità. Le frustrazioni di Leon e Burt sono anche un po’ metafore delle nostre, e ognuno può riconoscere in esse le proprie insoddisfazioni.
Non sapremo mai se quello che si confidano è frutto di una crudele realtà o di una delirante follia ma le loro frustrazioni, le loro aspettative disattese di una improbabile carriera cinemato- grafica, li rende così tragici da farli diventare esila- ranti, eroici clown beckettiani del nostro mondo. Dopo decenni, infatti, attendono ancora“l’occa- sione”e aspettano che passi di lì Jack Nicholson. Aspettando Godot degenera in Aspettando Jack Nicholson: Beckett tracima in QuentinTarantino. Con le loro storie, Leon e Burt Bart, attraversano tutta la cinematografia americana e la loro vita, con un crescendo di aneddoti esilaranti, tensioni impreviste, rivelazioni inaspettate, fino ad esplo- dere in un violento paradossale finale.
Un mondo che ti lusinga per tradirti e dal quale è bene rubare anche le più piccole briciole di feli- cità, perché è solo su quelle che si può costruire, come ci insegnano Leon e Burt, la propria vita e la propria dignità. Non esistono piccole o grandi parti, piccoli o grandi attori sullo “schermo” del mondo, esistono solo piccoli o grandi uomini.