Stagione teatrale 2016

lunedì 08 agosto

PAOLO GRAZIOSI DANIELA POGGI
AGAMENNONE

Biglietti

Platea numerata intero 23,00 euro | ridotto 19,00 euro
Tribuna libera intero 18,00 euro | ridotto 16,00 euro

Prezzi al netto dei diritti di prevendita
Riduzione valida per spettatori under 26 e over 65

Paolo Graziosi Daniela Poggi
in AGAMENNONE
da Eschilo, di Fabrizio Sinisi
regia di Alessandro Machìa


La riscrittura di Sinisi sceglie di focalizzare l’azione sulle conseguenze del nòstos, del ritorno di Agamennone, dilatando il tempo che intercorre tra questo ritorno e la sua morte e cortocircuitando i rapporti tra i personaggi attraverso una struttura drammaturgica basata per lo più su scene a due, sostenuta da una lingua robusta, limpidissima, capace di tenere insieme altezze poetiche e concretezza teatrale. Rispetto all’originale eschileo, l’autore sceglie tra le altre cose di far dialogare Clitemnestra e Cassandra, immaginando un confronto tra le due donne, che per un attimo sembrano quasi potersi avvicinare. Unico elemento a rappresentare la dimensione pubblica è il Coro, la Città, la società, qui interpretato da un solo attore, un corifeo senza più coro; una soluzione che di per sé innesca una riflessione sul tema della rappresentanza: la Città infatti in questa riscrittura è ambigua, spesso vile, opportunista, identificata col padrone, incapace ormai di distinguere ciò che giusto e di rappresentare alcunché. Il tema del rapporto tra la legge del ghènos e quella della pòlis, che attraversa e fonda l’Orestea, qui emerge dall’interno di una questione appunto tutta privata: quella tra una donna e suo marito. Non ci sono le Erinni, Oreste non arriverà a vendicare l’uccisione del padre, non c’è un dio dalla macchina a sancire un ordine nuovo: ogni personaggio è di fronte a se stesso, alla sua memoria, al proprio senso di colpa, al fallimento, al proprio dolore e alla propria immensa solitudine; il dio è assente, sembra essere puro flatus vocis.
Il testo indaga la natura primitiva dell’amore, gli abissi del desiderio, il potere, il rapporto con la bellezza, col tempo e con la vita come rappresentazione, tema quest’ultimo che attraversa la drammaturgia di Sinisi e che la regia segue e mette a tema. La tragedia greca qui è dunque calata nella modernità, immaginando una contemporaneità lontana, astratta, una società in disfacimento, post-atomica, un nuovo medioevo nel quale, a dispetto dei progetti di razionalità e di dominio sulla natura e sugli istinti, l’irrazionale emerge sempre di nuovo come l’elemento più proprio dell’essere umano e dove il mitologico sopravvive intatto al di sotto del lògos.
Una regia minuziosa, “in soggettiva”, si concentrerà sulle parole, sui gesti e su ogni più piccolo movimento; su una recitazione di grande impatto emotivo, capace di grandi altezze e inabissamenti improvvisi, organizzando uno spazio sonoro e visivo fatto di suoni, rumori, echi, bagliori improvvisi di luce: un spazio pensato come il luogo desertificato, finale, di una lotta.

Alessandro Machìa