FRANCESCO MONTANARI
FRANCO BRANCIAROLI

AMLETO

Di Davide Sacco da Shakespare

Regia
Davide Sacco

Scene
Luigi Sacco

Ambientazione sonora
Francesco Sarcina

Costumi
Daniele Gelsi

Produzione
Ente Teatro Cronaca, VesuvioTeatro, Teatro Segreto

 

Danimarca, anni ‘30.
Le trame e i giochi di potere si consumano tra il freddo e la neve fuori e il bianco e nero imperante all’interno.
Amleto, principe di Danimarca, si è rifugiato nel teatro di palazzo fatto costruire dal defunto padre.
Lì passa le sue giornate davanti a un telo da proiezione con cui ha messo su il suo personalissimo cinema.
E lì lo troviamo quando si apre il sipario, elegante, in smoking, ma dimesso, con il papillon slacciato e la giacca buttata tra le poltrone di velluto rosso.
Continua a guardare lo stesso film, anzi, solo l’inizio, la notizia d’apertura del cinegiornale di due mesi prima:
“Amleto, re di Danimarca, è
morto, avvelenato da un
serpente”.
Quel breve messaggio per informare la nazione continua a passare davanti ai suoi occhi, seguito da filmati del padre che lo mostrano nel pieno del suo vigore, in battagliae nei momenti felici.
Ed è a questo punto che il fantasma del padre prende vita e rivela ad Amleto la verità che è destinata a sconvolgere i suoi giorni:
la sua morte non è stata un terribile incidente, ma l’opera del fratello Claudio, adesso re al suo posto e sposo di Gertrude, madre di Amleto.
Compito del figlio, ora, è la vendetta.
E Amleto si mostra pronto. Il fantasma del padre, però, non svanirà con l’arrivo del giorno, resterà accanto a lui, presente forse più che in vita, condizionando le sue azioni e i suoi pensieri.
Sarà lui, da questo momento in poi, a portare avanti la
trama della vendetta, tessendo una tela che non lascerà
scampo ai comprimari di questa storia e trasportando
tutti al tragico epilogo finale.
Vittima principale della vicenda
sarà Ofelia, sedotta da Amleto e abbandonata al suo triste fato quando orfana e disonorata sarà costretta a
spogliarsi della femminilità e della vita.
Re Claudio mostra le contraddizioni
di un uomo che brama sì il potere, ma che è anche
capace di amare realmente la donna che ha a fianco e di
agire con saggezza e affetto nei confronti del figliastro.
Attorno a loro, si muovono le vite della regina Gertrude, dei
viscidi Rosencrantz e Guildenstern, del riflessivo Polonio e dell’irascibile Laerte, e infine del fedele Orazio a cui, come
da tradizione, andrà il compitodi raccontare la triste storia di
Amleto.

NOTE DI REGIA
Affrontare Amleto significa approcciare a una tradizione teatrale internazionale vivissima e profondissima.
La scelta di questo progetto nasce da una ricerca personale e artistica sul tema dell’eredità e del confronto padri/figli, nonché sul passaggio generazionale.
In questo senso, Amleto è per me il testo che maggiormente mi permette di affrontare questi temi.
Nella mia visione, Amleto e il padre (non a caso Shakespeare li chiama entrambi Amleto) sono le due
facce della stessa moneta, si assomigliano così tanto da
diventare lo stesso personaggio.
E Amleto figlio è così ossessionato dal padre perso che si trasforma
in lui per vendicarlo, e Amleto padre è così connesso al figlio da
non riuscire a lasciarlo andare, a lasciarlo crescere, a lasciarlo
decidere in autonomia.
Non è un caso che le età del cast siano tutte sfalzate di vent’anni rispetto all’originale.
Non volevo che nello spettacolo ci fosse l’incoscienza
della gioventù (forse l’unico personaggio che agisce senza riflettere è Laerte, in questa versione ancora più irascibile e
violento), ma volevo che passasse la consapevolezza dell’età,
l’essere orfani in età già adulta ma ugualmente impreparati a
vivere, perché non si hanno avuto dai padri le giuste basi per avanzare o perché, semplicemente, non si è pronti.
In questo contesto, mentre i due Amleti (che condividono la parte
testuale di Shakespeare) tessono il loro piano, riflettono e machiavellicamente agiscono (con il
contraltare di Claudio, altrettanto
riflessivo e costruito nell’escogitare il piano che lo manterrà al potere), assume forza il ruolo di Ofelia.
Sarà lei alla fine l’unica a decidere
realmente della sua vita, con un gesto netto e definitivo: il
suicidio.
Polonio, Rosencrantz e Guildenstern, la Regina, Laerte e Orazio
gravitano intorno ai quattro protagonisti della vicenda e ne
seguono e condizionano le sorti, ma senza poter realmente entrare
nel loro mondo di dolore e oscurità.
Gli anni Trenta rappresentano lo spaccato del secolo, quel
momento in cui il mondo, piano piano, va alla rovescia come ci
racconta Shakespeare, gli spettri dell’Europa aleggiano sugli
uomini, rendendo uguali principi e operai.
Un mondo nuovo da lì a breve si sta per costruire, un
mondo oscuro, da lì a breve, si sta per compiere.
Sembra che una paura aleggi nell’aria, tutto cambia così velocemente, la tecnologia, le scienze, la politica che l’essere umano si ritrova solo davanti al suo destino, solo e impreparato.
La drammaturgia resterà estremamente fedele al capolavoro
shakespeariano, sfrondando le scene per rendere più impellente
e ineluttabile l’epilogo, con importanti operazioni di riassegnazione
delle battute centrali che, cambiando d’interprete, non
cambiano però nella loro forza e significato.
La scenografia sarà un teatro di palazzo adibito da Amleto a cinema, un luogo franco in cui le visioni possono materializzarsi e i fantasmi prendere forma, che verrà poi smantellato per diventare la tomba di Ofelia e il terreno del tragico duello tra Amleto e Laerte.
Attorno al cinema, stanze nere a raffigurare gli altri ambienti del
palazzo, zone oscure per oscuri pensieri e macchinazioni.
Centrale poi nella visione drammaturgica è diventata la battuta
“Chi vive?”, traduzione montaliana dell’inglese “Who’s there?”
che apre il primo atto dell’opera.
Il poeta ha intenzionalmente modificato “Chi va là?” con “Chi vive?”, creando un’interessante ringkomposition fino all’epilogo
in cui, di vivo, resta molto poco.
Ecco quindi Amleto, una tragedia di morte che inizia con “chi vive?”, una tragedia di morte che della vita si nutre e che, alla vita, restituisce il suo pegno.

Davide Sacco

Biglietti

Platea
intero 25 euro
ridotto: over 65  23 euro , under 26  18 euro

Gradinata
intero 20 euro

ridotto: over 65  18 euro , under 26  15 euro

Prezzi al netto dei diritti di prevendita